Il 4 ottobre 2021, Facebook, Instagram e WhatsApp scompaiono da internet per sei lunghe ore. Nessun attacco hacker, nessun sovraccarico imprevisto: solo un errore di configurazione durante una manutenzione ordinaria. Una svista che isola i data center e manda offline non solo i servizi, ma anche badge, strumenti interni e accessi fisici agli uffici. Il danno stimato supera i 100 milioni di dollari. Qualche anno prima, nel 2018, era toccato ad Amazon, che in pieno Prime Day perse tra i 72 e i 100 milioni per un problema ai server. È vero, poche aziende hanno il traffico – e i numeri – di questi colossi. Ma chiunque abbia un sito web sa quanto sia spiacevole trovarlo improvvisamente offline. Anche per realtà molto più piccole, un’interruzione può significare disservizi, occasioni perse, perdita di credibilità. A volte basta un dettaglio trascurato per vanificare mesi di lavoro.

Monitoraggio e aggiornamento
Quando parliamo di manutenzione di un sito, non ci riferiamo solo agli aggiornamenti tecnici o all’estetica della homepage. Mantenere un sito significa controllare che le pagine si carichino rapidamente, che i form funzionino correttamente, che non ci siano link rotti o incompatibilità con browser e dispositivi sempre più diversi. Vuol dire tenere aggiornata la piattaforma, gestire plugin e temi, monitorare costantemente la sicurezza, anticipare vulnerabilità. Ma anche – ed è sorprendentemente comune – evitare che il sito sparisca perché ci si è dimenticati di rinnovare un dominio o una licenza. Ogni sito vive in un ecosistema complesso, e ogni piccola parte va curata. La manutenzione è un lavoro invisibile, silenzioso, ma strategico. È ciò che costruisce la stabilità e l’affidabilità percepite dagli utenti, giorno dopo giorno. Perché, come dimostra il blackout di Meta, i problemi si vedono solo quando qualcosa va storto – e quando succede, è già troppo tardi.
Come funziona il mondo WordPress
WordPress, la piattaforma più diffusa per i siti internet, è estremamente affidabile e sicura, ma è altrettanto esigente. Prevede aggiornamenti molto frequenti (proprio per garantire affidabilità, prestazioni e sicurezza): statisticamente esce un aggiornamento principale ogni 3 o 4 mesi, mentre aggiornamenti minori sono ancora più frequenti – attualmente l’ultima versione, rilasciata il 15 aprile, è la 6.8.2
Ogni aggiornamento porta con sé del lavoro da fare: innanzitutto bisogna verificare che tutto continui a funzionare correttamente (ecco perché è buona cosa fare sempre un backup prima di aggiornare WordPress), poi si deve controllare che le versioni di plug-in e temi installati siano compatibili con la nuova piattaforma, e infine bisogna aggiornare tutti gli strumenti utilizzati man mano che gli sviluppatori rilasciano le nuove versioni. Il lavoro richiesto è tanto, e per funzionare bene ed evitare problemi, deve essere svolto costantemente.
Un sito che “non dà problemi” è spesso il frutto di un lavoro continuo e ben fatto, di una routine silenziosa fatta di controlli, aggiornamenti, monitoraggi. La manutenzione non è un’opzione da attivare solo in caso di emergenza: è una garanzia quotidiana, una forma di cura che tutela nel tempo la reputazione online e la continuità operativa dell’azienda. Serve a evitare sorprese, a garantire presenza e affidabilità, anche quando nessuno ci fa caso. E in un contesto digitale in cui ogni click può trasformarsi in un’opportunità, anche pochi minuti di blackout possono significare clienti persi, conversioni mancate, fiducia compromessa. La continuità è diventata un valore competitivo. Per questo vale davvero la pena ricordarselo: prevenire è sempre meglio che curare. Anche – e soprattutto – online.